giovedì 22 aprile 2010

Harley-Davidson The Legend on Tour, l'anteprima


A giorni potrete gustarvi su Real-Bikes.com il video realizzato durante l'appuntamento sul circuito di Franciacorta di The Legend on Tour, evento itinerante H-D che permette agli appassionati di toccare e provare la gamma americana. Per ingannare l'attesa voglio raccontarvi chi sono i protagonisti di questo video, come sono riusciti a partecipare e, soprattutto, perché questo potrebbe interessare anche a voi.

I due ragazzi ritratti dal nostro fotografo Max, sono due (e non gli unici due) lettori di Real-Bikes. Uno, quello che si crede Jim Morrison, si chiama Alessandro ed è un ducatista; l'altro, quello che invece si crede un motociclista, si chiama Marco e guida una BMW.

I due amici, dopo aver visto il video di Nick e del Lord in groppa alla Yamaha R125 (vedi qui), hanno preso coraggio e ci sono venuti a trovare. Dopo i complimenti per la trasmissione, probabilmente mendaci, Alessandro ci ha svelato il vero motivo della visita in redazione con queste parole:
Noi vorremmo tanto partecipare a un vostro video. Sono anni che lo desideriamo. Anzi, fare parte di RB, anche solo per un giorno, è il sogno della nostra vita” - beh, più o meno queste parole - “Faremmo qualsiasi cosa per voi, davvero. Volete provare la resistenza ai muri di uno scooter sud-coreano? Basta dirlo, guidiamo noi. Però, nel caso non vi fosse facile trovare uno scooter o un muro, noi una proposta da sottoporvi già ce l'abbiamo”.

Ah, sì? E quale?

Per esempio potreste darci, che so, per una settimanina, una 1198S e una S1000RR. Certo l'ideale sarebbe una pista congrua, ecco Portimao, ad esempio, potrebbe andare. E poi noi, dopo aver testato a fondo le moto, potremmo sottoporci a un'intervista doppia, che ne dite? Un'idea geniale, vero?

La loro protervia è stata subito accontentata: abbiamo preso il clone di Morrison e il suo solido compare biemwuista e li abbiamo mandati dove volevano, ovvero in pista. Ma anziché due supersportive gli abbiamo fatto trovare due Harley-Davidson. La nostra di ambizione era quella di vedere come avrebbero reagito all'esposizione prolungata all'odore di cuoio invecchiato, al suono del sano Rock a tutto volume e alle vibrazioni di un bicilindrico di Milwaukee spremuto in pista, quello della nuova XR1200X.

Finita l'anteprima è ora di spiegarvi perché tutto ciò potrebbe interessarvi: abbiamo intenzione di ripetere l'esperimento sociologico, anzi ci piacerebbe farlo diventare un'abitudine. Vorremmo farvi provare delle moto e sapere cosa ne pensate. Mica possiamo usare sempre 'sti due, no?
Che fate, venite voi?
La nostra mail è sempre la stessa: info@real-bikes.com. Candidatevi e siate convincenti.

Photo credit: Massimiliano Serra per Real-Bikes.com

lunedì 12 aprile 2010

La mia telecronaca della MotoGiPì: round 1 Losail


Il GP di Losail, il primo della stagione, si è svolto, come consuetudine in orario notturno. Un momento in cui difficilmente si è alla propria scrivania, per cui, se si ha la necessità lavorativa di produrre un resoconto il più possibile tempestivo, si è obbligati a seguire la competizione a casa in compagnia dei propri familiari, siano o meno appassionati della massima disciplina motociclistica.
Per farvi capire cosa intendo vi riporto uno stralcio dei dialoghi avvenuti tra il sottoscritto e la propria compagna (che per convenzione chiameremo A), proprio ieri sera, mentre la TV trasmetteva la prima gara del Mondiale.

Domenica sera, soggiorno, divano, pc sulle gambe, gatto sul poggiolo e fidanzata affianco.
A: amore, dov'è che corrono?
M: in Qatar, in mezzo al deserto.
A: perché corrono di notte?
M: scenografia. Le luci che illuminano la pista creano un bell'effetto.
A: ma se sono in mezzo al deserto, e per di più di notte, non c'è nessuno spettatore?
M: Ci sarà qualche sceicco.
A: beh, ma gli sceicchi non sono così tanti da riempire tutte quelle tribune
M: ma non hai contato le mogli....
A: vuoi un po' di patatine?
M: grazie amore, molto gentile

Primo giro
A: Chi è quello?
M: Stoner
A: E quello?
M: Rossi
A: E quello?
M: Pedrosa
A: Ah lui lo conosco, è quello che chiamano “camomillo”! Ih ih!
M: già...
A: E quello?
M: è sempre Stoner, ha solo perso una posizione.
A: stai mangiando le patatine? Non farle finire tutte a me.
M: Certo che le mangio, ma con una mano sola. Sennò ungo il pc.
A: Però, che fantasia. Hanno le moto uguali a due a due.
M: ottima osservazione. I team, infatti, sono generalmente composti da due piloti con moto, almeno graficamente, identiche.

Cade Stoner...
A: Oddio, s'è fatto male...
M: Ma no, è solo scivolato, guarda è già in piedi.
A: meno male, chissà come sarà in pena la moglie...
M: è il loro mestiere. Qualche caduta va messa in conto.

Ottavo giro
A: Allora, vediamo se ho capito: Stoner ha 27 anni. Pedrosa, ne ha 26. Valentino, dunque... ne ha 46. Però, lo facevo più giovane. Mentre Dovizioso... mmmh. No, c'è qualcosa che non va.
M: ecco, meno male.

Decimo giro
A: Valentino adesso è tutto solo. Facile vincere così.
M: Insomma, non è così facile.
A: quindi tu tifi per Valentino?
M: tifo per le belle gare...
A: e quello con la moto di Valentino chi è?
M: Jorge lorenzo
A: ed è bravo?
M: Certo, quando non finisce per terra.
A: vedi che tifi Valentino? Allora io tifo per Lorenzo.
M: fa' un po' quello che ti pare.
A: Ma loro (Rossi e Lorenzo ndr) non sono amici?
M: bah, sono rivali.
A: ma compagni di squadra, non dovrebbero aiutarsi?
M: il più grande rivale di un pilota è proprio il suo compagno di squadra.
A: storie di donne? Rivalità amorose?
M: No. Queste cose accadono solo in Formula 1.

Quindicesimo giro
A: dai finisci le patatine. Le sto mangiando tutte io.
M: Sì. Fammi finire di scrivere e poi mangio tutto quello che vuoi.
A: Mamma mia quanto stanno vicini, ma non si toccano?
M: alle volte capita. È il bello delle gare.
A: bello un corno, non mi dire che fai anche tu così!
M: In città certe cose non accadono.
A: ma a quanto vanno?
M: queste moto, in circuiti molto veloci raggiungono velocità superiori ai 300 km/h. Qui per esempio fanno i 320 km/h.
A: Caspita. Anche tu vai così veloce?
M: Ehm... No. Corso Sempione, tra un semaforo e l'altro, non è tanto lungo da permettermelo.
A: Ma quanto costano queste moto?
M: il loro valore si aggira sui due milioni di euro.
A: Così tanto? E chi è che spende così tanto per una moto? E poi dev'essere pure scomoda.
M: è un prototipo. Non gira per strada. Non si compra da un concessionario.
A: Però quel telecronista tutto agitato parla di Honda, Yamaha e Ducati. Quelle si comprano dal concessionario.
M: Sì, ma sono dei prototipi, sono costruiti dai marchi che hai citato esclusivamente per fare le corse, non sono in produzione.
A: Ah, ho capito.

Sedicesimo giro
A: Quindi Valentino guida una Fiat?
M: ...

Fine della telecronaca familiare. Per pudore e per decenza tralascio i dialoghi avvenuti dopo il sedicesimo giro. La prossima gara la seguirò in ufficio.

Photo credit: auro@flickr.com

giovedì 1 aprile 2010

Motodays, parte seconda - sociologia delle fiere





Il bello delle fiere è che ci vai a vedere le moto in 3d dopo mesi di disegnini o foto rubate sui giornali e il bello degli anni di crisi come questi è che la vera novità dell'anno è una e finalmente te la godi e te la guardi perché gli altri marchi o non ci sono o ti propinano una grafica nuova, un copritelaio un po' meno brutto del precedente, un coprisella compreso nel prezzo o un finanziamento a tasso zero in 60 minirate e la prima la paghi tra 9 mesi. Tutte robe interessanti, per carità, ma che fanno sbattere un po' meno le ciglia: detto questo, c'è da ringraziare la Ducati che a Milano ci ha intrattenuti con MultistradamilledueHypermotardEvoHypermotardSP1198CorseSpecialEditionSeRepuretutteleMonsterconABS e ci sono da ringraziare i sofferenti concessionari che hanno fatto l'impagabile sforzo di riempire quanto hanno potuto i padiglioni di Verona, Padova e Roma. Stando tutti belli larghi.

Ma a Roma l'evento clou c'è stato eccome: la presentazione mondiale di ben tre modelli Yamaha. La FZ8 (nuda e con maniglie del passeggero optional, 8.190 euro a maggio), la Fazer 8 (semicarenata, con maniglie del passeggero di serie, 8.690 euro a maggio) e soprattutto l'attesissima Super Ténéré. A presentarla sono stati Franco Picco, che s'è fatto la prima Dakar 25 anni fa e gli “ha cambiato la vita” perché “le Yamaha cambiano la vita” e nel 2010, con 54 primavere sulle spalle, ci è tornato alla Dakar (che però non è più a Dakar e neppure in Senegal e neppure in Africa, ma questa è un'altra storia, e comunque se volete sapere come gli hanno boicottato la WR450 leggete qui) ed Enrico Pellegrino, Direttore Generale Yamaha Motor Italia, che davanti a una nutrita schiera dei soliti 30 giornalisti ci ha spiegato come questa First Edition ha tutto di serie, incluse le pedane in gomma ad alta deformazione per la guida in piedi, perché non pesa tanto (261 kg in ordine di marcia, tutto compreso) e perché “migliora le qualità della vita”. O meglio le migliorerà anche lei da maggio a 15.290 euro.

Il bello della fiera, però, è che, al di là di queste mezz'orette di presentazioni ufficiali, la fiera torna a essere quello che è sempre stata : “raduno di venditori ambulanti e di compratori, in passato spec. di prodotti agricoli, che si svolge periodicamente in una località in occasione di feste patronali e ricorrenze” (Sabatini Coletti, Dizionario della Lingua Italiana, Corriere della Sera). E così i Motodays della Capitale diventano un po' come la domenica sulla piazza del paese (uno qualsiasi), con tutti vestiti a festa come li vedi sempre nelle ricorrenze (lupetto bianco, cappotto lungo, camicia della banca, giacca di velluto sopra la polo) e tutti a sollazzarsi in un chiacchiericcio amichevole in un aperitivo delle 10.30 (che fa un po' più chic del chiosco di porchetta – a pagamento - ma un po' meno della saletta vip – aggratis - a cui bisogna essere furbetti per accedere). E si inscena pure il rito degli ossequi all'autorità, nel caso specifico al direttore Pellegrino, accompagnato da un folto staff di collaboratori e accolto dalla suddetta nutrita schiera dei 30 soliti giornalisti disciplinatamente disposti su due file con mano tesa e sguardo appena abbassato in segno di rispetto. Un po' come la domenica sulla piazza col sindaco del paese di prima, che non conosci proprio bene ma – si sa – in paese ci si conosce tutti e va sempre bene porgergli la mano per ricordargli che in quel paese ci abiti anche tu.

Poi però, qualche ora e aperitivo dopo, uscita dal Centro Convegni Roma Fiere, Pad. 10, Sala Aurelia, mi sono ricordata che ero a Roma. A ricordarmelo sono stati, in una manciata di minuti, alcuni incontri esemplari: nell'ordine, Dario Salvatori (personaggio radiotelevisivo noto agli adolescenti degli anni Ottanta, anche per il surreale colore dei capelli) a passeggio in solitaria dalle parti di piazza Barberini, una nutrita schiera di manifestanti adolescenti o poco più che per non ben spiegate ragioni – nonostante il megafono – hanno occupato i binari della ferrovia regionale 1 all'altezza della Fiera di Roma, Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, in uscita dall'Aeroporto di Fiumicino e sorridente assieme a due simili, Cristina Chiabotto tutta sola e in tuta rosa su un volo Alitalia della rotta Roma-Torino.
Ah, Roma, capitale del mondo!