mercoledì 24 febbraio 2010

Lavori in corso

Carissimi amici e sostenitori di Real-Bikes.com, al vostro sguardo attento di certo non sarà sfuggito che da qualche giorno l'attività sul sito è stata rallentata. Beh già lo avevate capito che eravamo dei fermoni, no? Tuttavia vogliamo rassicurarvi e spiegarvi tutto, primo perché abbiamo questa pretesa di essere trasparenti e poi perché ci sono buone notizie.

Per prima cosa siamo ancora a piede libero e più risoluti che mai a proseguire sulla turpe strada che abbiamo intrapreso e in secondo luogo siamo qui per comunicarvi che la versione definitiva di Real-Bikes.com è ormai una realtà. È REAL! E presto sarà on-line, è questione di alcuni giorni. In questo momento siamo impegnati a ultimare i dettagli, limare le imperfezioni e soprattutto a riempirla di contenuti che potrete, da subito, non solo consultare ma anche condividere e commentare, aumentando sempre più le possibilità di interazione tra noi.

Come sapete la nostra è una piccola officina e facciamo tutto in casa, un po' come le lasagne della nonna. Questo però implica delle tempistiche e dei ritmi che, nel bene e nel male, non sono quelli a cui il mondo dell'informazione ci ha abituato. Anche in questo siamo diversi e anche in questo caso giochiamo sempre il ruolo dei fermoni. Ma non temete, stiamo arrivando! Si tratta di avere ancora un po' di pazienza per qualche giorno e di tenere d'occhio, oltre che il sito, anche i blog e la nostra pagina facebook. Tenetevi pronti, presto scatta il verde.

mercoledì 10 febbraio 2010

La paura fa novanta


C’è chi ha paura del buio, dell’altezza, degli spazi chiusi. C’è chi si terrorizza per un topolino, un ragno, un’ape. Mica è un dramma. Di queste paure ha sofferto gente coi controzebedei, gente che in barba alle paranoie ha fatto grandi cose: si dice che Alessandro Manzoni avesse paura degli spazi aperti e affollati e pure di microbi(h) e pozzanghere; Hitchcock era terrorizzato dalle uova, Napoleone dai gatti; Madonna dai tuoni. Simoncelli ha paura dei film horror, Valentino dei fantasmi e Capirossi che suo figlio voglia andare in moto un giorno. Il bello delle paure è che poi ogni epoca ne inventa qualcuna nuova, tutta sua.
Che so? Negli anni Cinquanta faceva paura il cinematografo con la sua latente immoralità e i ragazzi che mettevano il braccio attorno alle spalle delle ragazze. Per non parlare del rock psichedelico, che avrebbe portato alla fine del mondo per colpa di tutta una generazione di fattoni. Oggi c'è un nuovo babao: spunta da uno schermo e si chiama Internet.
Sarà per questo concetto della rete, che sa un po’ di trappola.
Paura dei virus, degli hacker, dei cracker, delle truffe delle carte di credito, di quelli che ti rubano i dati personali, dei pedofili. C’è chi ciclicamente tira fuori che vorrebbe chiuderlo in nome della salvaguardia di beni superiori, dal diritto d’autore alla salute dei minorenni. A ‘sti ragazzi “farebbe bene un periodo di moratoria, in cui si chiudano loro YouTube, le chat, le discoteche, l’uso di Internet e dei cellulari”: parola di Francesco Alberoni sul Corsera non più tardi di un annetto fa.

Poi c’è anche chi vuole Internet nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco assieme alle Dolomiti e alla Statua della Libertà, e lo sta pure candidando al Nobel per la Pace 2010 dopo Barack Obama.
Bon, gli uni e gli altri son tutti ragionamenti nobili che però dimenticano, oltre al fatto che magari invece di chiudere Internet sarebbe meglio aprire gli occhi dei genitori, che la rete è solo uno strumento, quindi non è né buona né cattiva in sé. La cosa diventa ancora più curiosa se il bene superiore da tutelare diventa la sopravvivenza dei giornalini di motorette, a cui peraltro vogliamo tanto bene non foss’altro perché ci siamo cresciuti, ci abbiamo sempre lavorato e continuano a dare da mangiare a tanti amici. Ci sono colleghi (?) della carta, però, che hanno paura della rete, perché sarebbe pericolosamente popolata di gente che dice la sua, persino altri giornalisti che dicono la loro. La cosa curiosa è che sembra che la colpa sia del mezzo. Eppure a noi sembra così chiaro che non è Internet a dare la verità, come non lo è la carta. Non è che su una rivista per forza ci debba essere il Vangelo solo perché costa di più farla (non è che le voci di spesa di grafici, fotolito, carta, stampa, distribuzione, resi, macero – che sono il grosso della spesa ben più dei giornalisti e dei loro giretti in pista – accreditino una prova o un’inchiesta). Così come non basta avere facile accesso a un blog o a un forum per dire per forza qualcosa di intelligente. La cosa ancora più strana, poi, è che questi fortunatamente sparutissimi e impauriti colleghi della carta il sito ce l’hanno poi pure loro, e ci raccolgono la pubblicità pure lì, e quindi mi verrebbe da pensare che, per coerenza, sul sito scrivono sciocchezzuole – perché la rete è una trappola, ricordate - per tenere invece sul giornale le cose intelligenti. A rigor di logica, dovrebbe essere così. Allora mi sa che è in quella rete, mal usata, che non bisogna cadere. Che gran confusione.
Alla fin fine forse la morale della storia è che “la paura uccide la mente”, come direbbe Frank Herbert. Come diremmo invece noi di Real-Bikes, la paura mette a novanta.

Photo credit arka D@flickr.com

lunedì 8 febbraio 2010

Una promessa è una promessa


Forse qualcuno di voi pensava ce ne fossimo dimenticati; i più maliziosi erano di sicuro già pronti a dire che ce ne eravamo scordati a bella posta. Ci sarà stato pure chi ci ha preso in buona fede e pensava in realtà stessimo scherzando. E invece no. Noi di Real-Bikes su certe cose non scherziamo mai! Men che meno sulle nostre promesse.
Quando Chiara si è registrata come nostra fan su FB, ha dimostrato innanzitutto di avere buon gusto e in secondo luogo di essere pure fortunata perché è stata proprio la nostra centesima iscritta! Per questo le abbiamo pubblicamente promesso una t-shirt di Real-Bikes e siamo felici di dire di aver mantenuto la parola data.
Quando abbiamo poi saputo che Chiara era in dolce attesa dl Vittoria (che nascerà fra pochi giorni in bocca al lupo!!) non ci volevamo credere! Urgevano due magliette!! (Qualcuno potrebbe leggerci un disegno divino o del destino). Peccato che a quel punto sia arrivato Claudio e che la maglietta se la sia presa lui! Cos'altro potevamo aspettarci da un "giessista"?
Quelle che vedete sono le foto della consegna della maglietta. Grazie Chiara.



martedì 2 febbraio 2010

Letture: La commedia umana

La commedia umana
William Saroyan
Marcos y Marcos, 1999
205 pagine, 14 euro

Un droghiere armeno e il suo figlioletto scontento, il vecchio telegrafista ubriacone, i soldati in licenza che vanno al cinema con le ragazze americane, l'insegnante di ginnastica che fa lo sgambetto ai ragazzi, la banda dell'albero delle albicocche verdi, il grande Chris che rompe le trappole, la femminista avventuriera, il venditore di popcorn senza nome, il direttore dell'u
fficio postale che fa a gara coi ragazzini della Western Union. Americani, greci, serbi, polacchi, russi, messicani, armeni, tedeschi, neri, svedesi, spagnoli, baschi, portoghesi, italiani, ebrei, francesi, inglesi, scozzesi, irlandesi. E' una mappa di figure umane in un affresco della provincia americana degli anni Quaranta, in cui tutti entrano ed escono dalla storia con i pochi tratti magici di un bozzetto e una leggerezza di spirito che fa dimenticare la cornice di guerra. Perché ad esplorare questa cartografia umana è il contrappunto tra un bambino curioso e sperduto che sorride a un uovo e che fors
e non crescerà mai e un ragazzino che fa il portalettere in bicicletta per la fretta di crescere: è lo sguardo di questi due fratelli a correre sempre sul filo di una tragedia che si percepisce vicina ma che resta sempre abbastanza sospesa da non togliere il sorriso. E quando incombe non lascia soli e l'ultimo eroe è l'unico personaggio che non passa e va, ma resta.
Da leggere sospendendo il giudizio fino all'ultima pagina e da lasciar decantare nell'animo.

RB INTEREST 6/7