venerdì 14 maggio 2010

Dritti a North West - giorno 3


Questa sera cominciamo dal fondo.
Dal fondo di una pinta di Guinness – forse la quarta, non è ben chiaro – che decreta ufficialmente il termine della giornata e della chiacchierata tra un francese che parla un po' di italiano, un italiano che non parla inglese, un italiano che parla poco e male qualsiasi lingua e un irlandese che guida i bus. Di tanto in tanto un brindisi, un commento sui soliti massimi sistemi, e la voglia di condividere una serata in un pub dell'Irlanda del Nord. Per la precisione ci troviamo a Ballymena, non troppo lontano dal “triangle”, il circuito della gara. (E per la cronaca le moto sono parcheggiate tranquille, non dobbiamo guidare)
Proprio oggi abbiamo assaggiato l'atmosfera e l'asfalto che dopo domani ospiterà la gara: abbiamo anche fatto un giro del tracciato, al termine delle qualifiche. Già, perché il tracciato è la strada che normalmente collega Portrush, Portstewart e Coleraine e per questo è detto “the triangle”. Una strada normale, anzi stretta e costiera, che viene chiusa al traffico per qualche ora, giusto il tempo di registrare il miglior tempo: non ho visto quello di oggi, ma per le Superbike (ho detto proprio Superbike) è di circa quattro minuti e mezzo. Niente male se si considera che il percorso è di circa 14 chilometri...

Un sacco di motociclisti vengono qui per assistere all'evento, qualifiche comprese. Tutti sono amici di tutti. E agli abitanti questa invasione non dispiace: ad ogni casa c'è un cartello che invita i bikers a fermarsi per un breakfast o per dormire, e tutti scendono in strada per assistere alla manifestazione. Un po' come una sagra paesana.

Anche quella di oggi è stata una giornata impegnativa: tanto per cominciare io e Giovanni abbiamo stabilito un nuovo record, riuscendo a perderci l'un l'altro prima ancora di uscire dal parco dell'hotel. Poi abbiamo girovagato per la campagna in uno dei punti più a nord dell'Irlanda, alla ricerca di alcuni pazzi che noleggiano degli hovercraft. Li abbiamo trovati...
Andy, uno dei ragazzi che ha iniziato questa singolare attività, ci ha spiegato che avevano “a lot of caws, sheep and fields...” e, dato che né le mucche né le pecore sanno essere divertenti, hanno pensato bene di sfruttare i fields per scorrazzare con mezzi improbabili come hovercraft e buggy.

Prima di cena, però, al nostro fotografo è venuto in mente che sarebbe stata proprio bella una foto in riva all'oceano, su una spiaggia di ciottoli. Per fare uscire la GS dai ciottoli, abbiamo sudato sette camicie. Chi passava e ci guardava dall'alto del dirupo scuoteva la testa e, appena ripondevamo "Italy" alla domanda "where are you from?", se la ridevano e dicevano "itagliani tuti pazi". Poi, però, scendevano e ci davano una mano.
Qui sono tutti solidali con i motociclisti, anche quelli un po' pazzi.

photo credit: Massimiliano Serra

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